Dovresti tornare più spesso
7 Settembre 2010, spettacolo teatrale Dovresti tornare più spesso, dittico sulla memoria/prima parte di Philippe Minayana da oltre trent’anni protagonista della scena teatrale francese.
La quattordicesima edizione del Festival “Quartieri dell’Arte”, sottotitolo SWAP2/SCAMBIO2 si concentra su pratiche che mettono a contatto varie forme di scrittura e fanno dialogare la drammaturgia con altre discipline. La drammaturgia è tornata al centro del dibattito teatrale internazionale e “Quartieri dell’Arte” ha cercato, nei suoi quattordici anni di attività, di restituire il dibattito sul testo ospitando ogni tipo di scrittura, adottando come unico criterio discriminante il livello tecnico degli autori selezionati. Alla chiusura di un decennio molto importante il nostro è un programma concepito in equilibrio tra riflessione e ricerca delle strade future.
I direttori artistici del Festival sono Gian Maria Cervo e Alberto Bassetti.
Il Festival è sostenuto da Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione Lazio, Centro Sperimentale di Cinematografia, Città di Viterbo, Comune di Caprarola, Amministrazione Provinciale di Viterbo, Goethe Institut, Ambasciata di Francia, Ambasciata Slovacca, Istituto Slovacco. In collaborazione con ProgettArte3D è stata realizzata la terza residenza d’artista che ha permesso a questi artisti di lavorare insieme nella cornice medievale della città di Viterbo.
Il teatro è sempre stato, da Molière alla Commedia dell’Arte, e ancora oggi, un punto di contatto, di dialogo, di scambi fecondi. Non solo tra singoli ma anche tra nazioni. ‘Dittico sulla memoria’ è uno spettacolo sul teatro, una sorta di opera metateatrale. Al centro troviamo l’istante febbrile, appassionato della rappresentazione e dell’incontro con gli autori, ma è altrettanto importante che di tutto ciò sia conservata traccia, e che i testi esistano per le generazioni che verranno, “disponibili” nelle biblioteche private o pubbliche per altre platee, per nuove messe in scena. Cosa sarebbe difatti il teatro senza la sua immensa capacità di “mantenere la memoria”, senza quella brace che mantiene viva la fiamma del momento unico di condivisione della rappresentazione? Che cosa sarebbe il teatro senza il ricordo del teatro?
La quattordicesima edizione del Festival “Quartieri dell’Arte”, sottotitolo SWAP2/SCAMBIO2 si concentra su pratiche che mettono a contatto varie forme di scrittura e fanno dialogare la drammaturgia con altre discipline. La drammaturgia è tornata al centro del dibattito teatrale internazionale e “Quartieri dell’Arte” ha cercato, nei suoi quattordici anni di attività, di restituire il dibattito sul testo ospitando ogni tipo di scrittura, adottando come unico criterio discriminante il livello tecnico degli autori selezionati. Alla chiusura di un decennio molto importante il nostro è un programma concepito in equilibrio tra riflessione e ricerca delle strade future.
I direttori artistici del Festival sono Gian Maria Cervo e Alberto Bassetti.
Il Festival è sostenuto da Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione Lazio, Centro Sperimentale di Cinematografia, Città di Viterbo, Comune di Caprarola, Amministrazione Provinciale di Viterbo, Goethe Institut, Ambasciata di Francia, Ambasciata Slovacca, Istituto Slovacco. In collaborazione con ProgettArte3D è stata realizzata la terza residenza d’artista che ha permesso a questi artisti di lavorare insieme nella cornice medievale della città di Viterbo.
Il teatro è sempre stato, da Molière alla Commedia dell’Arte, e ancora oggi, un punto di contatto, di dialogo, di scambi fecondi. Non solo tra singoli ma anche tra nazioni. ‘Dittico sulla memoria’ è uno spettacolo sul teatro, una sorta di opera metateatrale. Al centro troviamo l’istante febbrile, appassionato della rappresentazione e dell’incontro con gli autori, ma è altrettanto importante che di tutto ciò sia conservata traccia, e che i testi esistano per le generazioni che verranno, “disponibili” nelle biblioteche private o pubbliche per altre platee, per nuove messe in scena. Cosa sarebbe difatti il teatro senza la sua immensa capacità di “mantenere la memoria”, senza quella brace che mantiene viva la fiamma del momento unico di condivisione della rappresentazione? Che cosa sarebbe il teatro senza il ricordo del teatro?