Le Quinte di Otello di Diego Iaia
Le quinte di Otello è un progetto declinato su due fronti. Da una parte tre grandi dipinti in cui lo stereotipo dell’attore e il suo posizionamento nell’ambiente (per lui) naturale rappresentato dalle quinte emergono con grande forza visuale, anche in virtù della tecnica basata su strati sovrapposti di colore (prima l’olio, poi l’acrilico, infine la resina), una tecnica che rappresenta la vera e propria sigla stilistica di Iaia pittore. In ossequio all’assunto, caro all’artista, dell’impossibilità del ritratto di clonare il vero, Iaia interviene sui volti dei personaggi annullandone in buona parte le potenzialità espressive, troppo legate alla specifica vitalità di ciascun essere vivente per essere proprie anche della sua copia. Il secondo filone della mostra è offerto da una serie di cinque ritratti-collages, inframmezzati da uno dei ritratti di gruppo che Iaia affida alla manipolazione di elenchi telefonici. L’annullamento della personalità del ritratto in questo caso è intuitivo, trattandosi di personaggi frutto dell’assemblaggio di più figure umane. Ma in questo caso l’intento di annullamento va oltre e si rivolge direttamente sulla tecnica utilizzata. Pur rientrando ampiamente fra le tecniche già frequentate in precedenti occasioni, Iaia ironizza sul medium collage, oggetto di recente riscoperta da parte di decine di giovani e affermati artisti internazionali, realizzando opere che a prima vista sembrano collage ma che in realtà sono dipinti realizzati ad olio. Ancora una volta l’imitazione elevata a sistema.